A Massimo
mio
vero figlio nella fede
(cfr. 1 Tm 1,2)
Fosti tu ormai più di dieci anni fa a sollecitarmi la traduzione del libro di Giobbe che ti risultava di così
difficile comprensione.
Per darti questo nutrimento mi misi all'opera e non fu un'impresa facile. Non so se ci sono riuscito almeno
in parte.
Dopo averlo tradotto lo resi oggetto di commento sia scritto che orale. Ma l'opera non era ancora finita;
bisognava arricchirla di introduzione, di presentazioni alle singole parti e di sguardi d'insieme che
aiutassero il lettore a fare una sosta di riflessione per riprendere l'ascolto e per far emergere seppure solo
abbozzata la figura del Cristo che è il cuore di tutte le divine Scritture e ne è la meravigliosa sintesi che
riflette in ogni personaggio la ricchezza del suo mistero.
Ho intrapreso anche un altro lavoro, che spero sia oggetto di un secondo volume, cioè analizzare la storia
del libro nella letteratura, nell'arte e nella liturgia; fare l'elenco delle piante e degli animali presenti
nell'opera (che sono moltissimi). Presentandosi un lavoro assai lungo ho preferito dividerlo in due volumi
e così rendo pubblico il primo volume al piccolo numero di lettori che lo gradiscono.
Questo primo volume è concepito come un tempio, che è costituito nelle singole parti e che va quindi
percorso gradualmente per entrare sempre più nell'intelligenza del libro.
Ho intitolato l'introduzione: una sosta negli atri del Signore. Essa va letta per prima perché introduce nel
clima del libro, prepara ad accoglierne una certa visione.
Il mio lavoro di guida in Terrasanta mi ha insegnato che nessuna guida esaurisce nella sua spiegazione la
ricchezza di un monumento ma ne mostra certi aspetti; così è questa introduzione; essa è utile ma non
esauriente. Tu stesso e il lettore potrete cogliere altri aspetti già negli stessi atri.
Al termine della lettura dell'introduzione s'inizia il cammino seguendo fedelmente il libro perché esso è
pedagogico e fortemente unitario. Chi lo ha costruito, anche se ha utilizzato materiale precedente, dà al
libro una meravigliosa connessione dove le singole parti si armonizzano nell'insieme fino a giungere al
canto corale fatto dal Signore stesso che celebra le sue creature.
Se tu e il lettore non vi sarete stancati della mia guida perché vi ho descritto con cura la bellezza di
questo santuario della Parola, allora al termine ritornate all'introduzione e rileggetela. Sarà come dare
uno sguardo d'insieme al tutto, come quando si visita una cattedrale e poi al termine si esce e si resta un
po' in contemplazione.
Congedo questo libro nella festa del Battesimo del Signore, 12 gennaio 2003. Questa festa, che ci porta
dentro il mistero trinitario, e ci fa percepire la sorgente da cui proviene la Parola è la rivelazione del
mistero personale di Dio.
Non posso non chiudere con queste parole di appunti dell'omelia di d. Giuseppe Dossetti in questa festa
(forse nel 1976) celebrata a Gerico non lontano dal Giordano. È un piccolo gesto di omaggio a chi ci ha
guidato all'inestimabile incontro con la Parola di Dio negli stessi luoghi dove essa è risuonata.
«Se ha senso qualificare il cristianesimo da un lato con la vita di quest'Uomo che afferma di essere in un
rapporto strettissimo con Dio e dall'altra qualificare Dio in un modo completamente diverso per il
rapporto che c'è con il Cristo bisogna dire che qui questo si manifesta.
Quando lo Spirito è esso stesso non più una dinamis divina, ma Dio stesso e quando il Figlio non è
intensamente più Figlio, ma qualitativamente Figlio unico nel seno del Padre, le cose cambiano
completamente. Questa visione di Dio, che prende corpo visibile, avviene qui: qui avviene la rivelazione
di Dio. E attorno a questa visione nuova si è rivelata tutta l'opposizione dei mondi che qui si scontrano.
Noi nei confronti di una teologia trinitaria, siamo richiamati da questi testi a considerare che prima della
funzione c'è la determinazione del Cristo».
Un saluto pieno di pace Don Giuseppe Ferretti
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